Ispezionato lo zaino per assicurarci di aver portato il necessario saliamo su nell’agenzia dove ci avrebbe atteso il bus per la Valle Sagrada. In realtà siamo noi ad attendere un bel po’ e tra un intoppo e l’altro ( il camioncino, mentre era parcheggiato per attendere gente, viene urtato da un altro che gli spacca lo specchietto) siamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia.
Per arrivare alla Valle Sagrada da Cusco impieghiamo almeno un paio d’ore e giunti là due guide esperte nella zip-line ci accolgono col calore tipico dei peruviani. Iniziano ad imbracarci con l’attrezzatura: una sorta di cinturone che ti avvolge intorno al bacino con dei grossi ganci che servono anche per attaccarci ai cavi che accompagnano la scalata in montagna, il casco di sicurezza e i guanti. Aggancio per aggancio iniziamo a salire e di tanto in tanto ci fermiamo per una pausa per bilanciare il tempo con una famiglia che saliva lungo un altro percorso.
Man mano che saliamo la consapevolezza di doverci lasciare scivolare nel vuoto si fa più concreta. Ed ecco che ci ricongiungiamo alla famigliola e ci mettiamo in fila per la zip-line. Se non altro le due guide sono confortanti, ti mettono a tuo agio e ti spiegano passo per passo i movimenti da fare e i segnali da seguire. Forse sarà anche per questo che il timore iniziale si traveste subito da entusiasmo e dalla voglia di scivolare ancora verso le pendici del monte. Quando vedi le altre persone che si lanciano la durata appare più lunga di quello che è, mentre quando sei lì sospeso sulla corda, col rumore acuto della rotellina che scorre lungo il cavo e le mani che fremono per cogliere il segnale in cui fare frizione per decelerare la discesa, i secondi volano con una fugacità inafferrabile.
Quello che ti brulica più spesso nella testa è se avrai i riflessi pronti e scattanti per frenare al momento giusto o con la giusta forza, ma alla fine è tutto così semplice che basta una sola prova per capire. Il cavo più lungo, quello di 700 metri lo fanno fare in coppia e forse per il vento che frena, forse per qualcosa di sbagliato nella posizione…restiamo appesi sul nulla prima di arrivare a toccare terra!
Ma non é spaventoso come si potrebbe pensare, è più che altro uno sforzo di braccia..e di addominali per me che cercavo di rimanere con le gambe incollate a Vito per non scivolare all’indietro. Ma la guida ci porta una fune e ritorna alla base per tirare questo doppio peso morto a braccia nude. I cavi sono in tutto 7 e ti conducono fino alla base da cui siamo partiti, per poi riprendere le nostre cose e rimetterci nel furgoncino per Cusco, ringraziando e salutando le guide.
Appena ritornati balziamo giù dal carro per andare a comprare il bolletto di entrata per Machupicchu. Ci integriamo alla fine di una coda lunghissima che matematicamente parlando è come una semiretta: ha un inizio ma non ha una fine.Dopo più di due ore di attesa, chiacchiericci, discussioni varie per via della disonestà e furbizia di molti che cercavano di sorpassare la fila o incaricare altri di fare il bolletto a loro vece…sembra quasi incredibile toccare con mano il biglietto che ci permetterà la visita a questo sito. A questo punto mi viene spontaneo pensare che come minimo debba essere il sacro graal per meritare quest’agonia.
La fila, soprattutto in questo periodo, (in cui tutto il sud America giunge qui in massa per ferie) sarà sempre piuttosto cospicua , ma andare la mattina presto, all’apertura, concede qualche chance in più. Poco più su un’ agenzia chiamata “Mundo” ci vende i biglietti del bus ( andata e ritorno 65 S a persona) per hidro elettrica da cui intraprenderemo la camminata fino ad Aguas Calientes. Per essere sicuri facciamo prenotare anche l’alloggio ad Aguas Calientes e in più il tour per Moras Moray e le Salinas per l’indomani.
Intanto la fame fermenta e la pizza di “Adriano”( ristorantino in av. Del Sol) ci attende. Anche se titubanti di mangiare proprio la pizza in Perù, rimaniamo piacevolmente sorpresi, perché pur essendo totalmente diversa la pasta è quasi come una sfoglia (molto sottile) e il condimento saporito. Poi neanche il tempo di tornare all’hostal che il collasso sul letto è immediato.