Dopo una notte in viaggio in un bus che stavolta si dimostra assai più confortevole di quello che ci aspettavamo (Cusco company), arriviamo a Cusco con puntualità, alle 5 del mattino, in un orario che però rivela anche i suoi lati negativi.
Condotti in centro da uno tra gli innumerevoli tassisti che si incollano sempre addosso appena percepiscono l’odore del guadagno, diamo solo un fugace sguardo alla Plaza de armas indirizzati a cercare sistemazione. Ciondoliamo lungo avenida del sol circondati ancora dal buio della notte e da tutti i locali serrati. Bussiamo ad un hostal lungo la via senza avere risposta, e quando la speranza iniziava ad affievolirsi troviamo questo “hostal margarita” per un buon prezzo (70 S), considerando che Cusco si dimostra una città carissima che marcia molto sul turismo. Forse sarà per questo che già dal primo impatto si vede essere una città molto sistemata. Riusciamo a conquistarci anche la camera con bagno privato e crolliamo per un paio di ore per recuperare un po’ di sonno.
Risvegliati, almeno in parte, ci concediamo una mattinata a ritmo lento e una colazione che non dimenticheremo facilmente nel bar vicino all’hostal (“la Valeriana”). Qui hanno torte da far brillare gli occhi, un perfetto connubio tra bello e buono, tra la vista e il gusto. Prendiamo due moccha (una sorta di cappuccino con cioccolata) , una fetta di torta al cioccolato e un muffin alle mele che fanno sognare le nostre papille gustative. Non c’è modo migliore per iniziare la visita alla città.
All’inizio ci sentiamo un po’ spaesati perché il sito è grande e ciò che c’è da vedere è davvero infinito. Decidiamo di adottare come soluzione quella di prendere al volo un bus panoramico della
città che pur essendo turistico possa iniziare a fornirci almeno un quadro di quella che è la ciudad. Il bus parte a fare un giro del centro e delle vie più importanti, con la voce della guida che ci illumina su un pó’ di storia, poi sale su verso la cima della ciudad fermandosi prima ad un mirador con la statua del Cristo dove Vito si lascia dedicare una canzone da un frizzante vecchietto peruviano con una chitaretta e in abiti tradizionali. Risaliti sul bus il giro continua attorno al sito archeologico.
A Cusco l’influenza della cultura inca è ancora molto viva e si può tastare in ogni angolo della città. In molti tratti questo luogo mi fa tornare alla mente Lima; sarà per le balconate sporgenti dai complessi intagli in legno, sarà per l’essenza contorta della città spezzata in due tra il centro storico e le “favelas” peruviane, tutt’altro che turistiche. Durante il tour poi un giovane studente peruviano ci presenta un libro sulla storia inca di Cusco e i siti più noti e ricchi di antichità. Il libro lo compriamo volentieri perché è ricco di informazioni utili e foto affascinanti e approfittiamo della preparazione del giovane per fargli alcune domande. I tetti delle case che adocchiamo dal bus sono tutti coronati da statuette di tori, così gli chiedo se quest’usanza avesse un significato in particolare. Pare che le famiglie, dopo aver portato a termine la costruzione della loro nuova dimora, fossero solite porre questi tori per festeggiare il traguardo raggiunto.
Una volta scesi dal pullman catturiamo ancora per un po’ la giovane guida così gentile per farci dare qualche informazione in più sulle possibilità che il luogo offre e si dimostra davvero molto disponibile, come se non aspettasse altro che sprigionare le conoscenze riguardo la propria terra. Dopodiché, anche su suo suggerimento, andiamo a visitare il famoso mercato di San Pedro, un enorme capannone coperto al cui interno si diramano banchi di vestiario e alimenti, dando spazio in più a venditori di frullati di frutta fresca ( jugos) serviti in enormi bicchieroni dove la cannuccia non tocca il fondo e ristorantini da strada con grossi pentoloni evaporanti, dove cucinavano come stessero preparando un cenone in famiglia. L’unico angolo del mercato che attraverso a passo spedito è quello della carne. Qui sono esposti pezzi ancora interi di animali, musi, budella e cervelli, che mescolati agli odori veramente
molto forti, non sono facili da sopportare. Questa zona della città da’ largo spazio al mercato che si prolunga anche fuori dal capannone, all’aperto, dove continuano a fluire numerosissimi banchi di frutta e verdura e quant’altro, oltre i quali non si riesce a vederne l’apice.
Ci arriviamo seguendo le orme della zia dell’anguria ambulante (chiamavamo “zia”le donne che vendevano cibo in strada verso cui nutrivamo incondizionata simpatia) per il desiderio di una fetta di cocomero.È probabilmente uno dei mercati più estesi nel quale abbia avuto modo di infiltrarmi.
Ritorniamo verso il centro gironzolando un po’ tra le agenzie decisi a prenotare per l’indomani la zip-line. Ci fermiamo a mangiare in un ristorantino chiamato l'”emperador” solo perché nel pomeriggio l’avevamo promesso alla nostra amica margot che ci aveva fatti abboccare nella sua trappola per turisti. Non mangiamo molto bene o almeno per quanto riguarda la mia zuppa di quinoa che in genere loro fanno molto bene, essendo un ricco prodotto locale. Va beh, è pur sempre il famigerato menù turistico quello che abbiamo ordinato, ma stavolta fingendo di farci lo sconto non ci portano il solito dessert. Battiamo in ritirata con l’entusiasmo e l’incognita che aleggia su di noi di non sapere cosa ci aspetterà per la zip-line .
Veramente molto avvincente! Piacevolissimo da leggere!
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Grazie mille!:)
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