L‘India è un paese complesso.
Come tutte le nazioni, verrebbe immediatamente da aggiungere.
Considerando che pur avendo circa un terzo della superficie della Cina (unico paese oltre l’India a superare il miliardo di abitanti), ha pressoché lo stesso numero di cittadini.
Un subcontinente, di 1,39 miliardi di abitanti suddivisi in 28 stati e 22 lingue riconosciute per costituzione, considerato culla di alcune delle principali religioni del mondo: Induismo, buddismo, sikhismo e giainismo, ed il paese con il maggior numero di persone che seguono lo zoroastrismo e la fede baha’i, sebbene queste religioni non abbiano radici indiane. Ha inoltre la terza più grande popolazione di musulmani nel mondo. Religioni che influiscono in modo deciso anche sulle abitudini alimentari dei fedeli.

Insomma, tutto ciò che normalmente pone le basi del senso di appartenenza ad una nazione, in questo caso ha molte varianti.


Come provare minimamente a descrivere questo immenso paese?


Il tratto comune da indagare appare manifestarsi nei mestieri e nelle le professioni che attraversando il paese hanno una certa ricorrenza, un certo filo conduttore.
Attraverso i ritratti di lavoratori, professionisti e figure religiose è possibile ottenere uno spaccato della società odierna, che da qui a breve inevitabilmente cambierà.

È un luogo da un lato congelato nel tempo, dall’altro fortemente proiettato verso il futuro.
In indiano, il suffisso “wala” (o walla o wallah) è usato per indicare “cosa… fa (o vende) qualcuno.

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