Quest’oggi partiamo per il tour a Maras e Moray. La mattinata è un po’ grigia e c’è già una fine pioggerella che punzecchia. Come previsto alla fine tutte le agenzie qui lavorano per le stesse compagnie di bus. Prendiamo posto sul pullman dopo alcuni minuti di attesa tra un branco di persone smarrite, anch’esse dirette ai tour.
L’anziana guida peruviana ci illustra il percorso addolcendoci con qualche battitutina sugli inca tra una spiegazione e l’altra. Avvicinandoci al sito archeologico ci rendiamo conto, a conferma di quello che ci aveva detto, che diverse abitazioni avevano all’esterno lunghi pali conficcati a terra con sull’ estremità delle buste colorate: gialle, rosse o blu, il cui colore voleva significare la disponibilità di bevande, pane o altro che c’era all’interno; e questo per via dell’analfabetismo.
Purtroppo le tappe nei luoghi di interesse si rivelano molto fugaci per via degli stretti orari da rispettare, ma cerchiamo comunque di appropriarci di quanta più bellezza possibile, anche perché sono luoghi veramente suggestivi.
Maras si presenta come un grande anfiteatro ad alti gradoni d’erba, che altro non era che una sorta di centro di sperimentazione che gli inca avevano pensato per poter testare i vari tipi di coltivazioni.
A Moray invece ci sono le famose “Salineras”, un’innumerevole estensione di vasche di diverse dimensioni, colme d’acqua salata che dalla montagna scende ad alimentarle alla temperatura di 14 gradi. A primo acchitto sembrano piuttosto profonde, ma in realtà sono a 15 cm da terra. Ci muoviamo a slalom tra il tiepido labirinto di vasche salate incrostate dal sale solidificatosi e i rivoli che dai piedi del monte scorrono un po’ ovunque. Qui si producono circa 14.000 tonnellate all’anno di sale e lo dimostrano le varie bancarelle ben fornite di prodotti salini. Tornati a Cusco la serata prende una piega inaspettata e piacevolissima.
Decidiamo di andare in un bar chiamato “Cappuccino” allestito in maniera molto creativa e alternativa con una splendida affacciata sulla luminosa cattedrale di Plaza de Armas e sul pittoresco movimento sottostante, perfetto per impostare un time-lapse. Qui hanno caffè e cappuccini di qualsiasi maniera si possa desiderare, al caramello, con gelato, alla vaniglia…ma ciò che contraddistingue davvero il locale è l’ospitalità, la premura del giovane e timido cameriere Abram e l’amorevole famiglia che gestisce il del bar.
Prima di uscire, infatti, abbiamo avuto la fortuna di imbatterci nella sensibilità artistica e amichevole compagnia di William (marito della figlia dei proprietari) col quale abbiamo investito una buona parte della serata in un piacevole scambio musicale tra spagnolo e italiano, strampellato con chitarra e altri strumenti a tamburo che ci ha gentilmente messo a disposizione nella saletta adibita a tempio condivisibile dell’arte.
Bellissima, stupenda nuova amicizia che ci intrattiene qui abbandonando l’intenzione di fare un salto all’agenzia per riconfermare il bus per Idroelettrica…se non che questo all’indomani ci sarebbe costato caro…
Due posti da non perdere.
Mi avete fatto tornare indietro nel tempo, a quell’avventura in perù nel 2012.
complimenti per il blog 😉
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