Pushkar, la città sacra. La più grande contraddizione per antonomasia. Che non me ne voglia Brahma, il dio creatore, che ha dato vita qui ad un grande traffico religioso. Ivi è presente uno degli unici templi dedicati a Brahama, il più importante Dio hindu.

È una graziosa cittadina, visibilmente più turistica e facilmente visitabile per le sue dimensioni. Si attorciglia attorno ad un sacro lago costituito di 52 ghat (la scalinata che scende verso il lago).

È Gennaio, si svolge il kite festival. (una festa sacra) Attorno al lago, da ogni atomo esala atmosfera sacrale. Le famiglie stanno pregando i loro cari, coi volti intrisi di speranze e le mani colme di petali di fiore.

Passeggiando lungo i ghat la gente si bagna nel lago. Un rito catartico che sembra sollevare il cuore. C’è un generale trambusto. Acqua che fluisce tra le mani, canti di processioni, donne seminude, animali sacri e venditori di sogni.

Poi eserciti di piccioni che invadono il cielo, e calici di rose profughi nel lago con a bordo le preghiere invocate.

Il tempio di Brahma:

(ingresso gratuito, 20 rupie per depositare lo zaino, non ammesso)

Il tempio di Brahma non è grandissimo ed è uno degli unici templi, presenti in tutta l’India, dedicato a questo dio.

E perché mai? Per via di una maledizione lanciata dalla moglie Saraswati. Il tempio è singolare perché tutto azzurro.

Un via vai di gente locale lo colma. Una fila, giustappunto “indiana”, rilascia petali e rupie, prende confetti e rilascia confetti. Un misticismo sentimentale avvolge l’aurea di questo luogo. Basta togliere le scarpe, e salire qui per esserne affetti.

Vicino all’ingresso del tempio mucche sacre (mai a pensare siano deformi) sono esibite come dono di dio, con quella quinta zampa cresciuta sul dorso.

Tip & tricks:

Pushkar pullula di brahami, la prima delle quattro caste indiane. Si spacciano per operatori religiosi. Operano il grande mercato della finzione sacra. Tutto segue un fil rouge che va dalla vendita delle indulgenze alla vendita dei petali di fiori. Ti catturano nei pressi del tempio di Brahma, ti offrono dei fiori, ti accompagnano a depositarli nel lago e ti invitano a provare il loro rituale. Un lungo tappeto steso sul ghat e un piatto con petali e colori.

Ripeti un sacco di parole in hindi ( potrebbero essere anche imprecazioni ma tanto tu parli un’altra lingua). In mezzo alle parole, però, c’è un qualche Shiva o Ganesha.

Esprimi desideri per la tua famiglia e buoni auspici. Lanci indietro un fiore per lasciarti alle spalle il karma negativo. Lasci i desideri e i buoni auspici (i petali) galleggiare nell’acqua del lago che poco prima ti ha reso le mani vergini. Tutto finché il karma non ti si ritorce contro.

Ti chiedono di lasciare un’offerta per la carità, e se l’offerta non è di gradimento ti spingono a ritrattare. Devi promettere, perché ogni promessa è debita al karma che…ti sta osservando.

Qui è un gran calderone, dove la fede della gente è messa a bollire a fuoco lento.

Tanto, tantissimo rispetto. Rispetto delle tradizioni, imposte dalla religione e dalla società. Rigorosi nel rispetto fino all’annullamento di sé stessi per la fede.

E Nel volto buio della cittadina, totalmente congedati da questa realtà (forse un po’ stretta), case chiuse, fumo, e alcool. Forse per annegarci desideri repressi.

La religiosità combatte a denti stretti con l’istinto umano in una battaglia senza vincitori nè vinti.