Ingresso: 200 rupie a persona (audio guida inclusa, stavolta anche in lingua italiana) 100 rupie per macchina fotografica (per questo motivo le foto le aggiungeremo al ritorno in Italia)

Per prima cosa posate ogni zaino che contenga cibi e bevande, ed anche i cellulari, non sono ammessi. All’ingresso vi è un deposito con armadietti e chiave annessa per sole 10 rupie dove depositare il tutto.

Mi piace iniziare con la poesia di un certo scrittore che afferma: “se non hai visto il tempio di Ranakpur non puoi dire di aver vissuto”.

E in effetti solo una volta entrati, questo diventa tangibile.

Già dall’esterno, più essenziale, si intuisce che è un tempio giainista. I giainisti curavano più l’aspetto interno che esterno, probabilmente perché credevano che ogni “Gian” avesse un’anima. La religione giainista, la più antica dell’India, ha in sè dei concetti lodevoli e per tratti, un fil rouge la lega al Buddismo e all’hinduismo, come ad esempio, il perseguire un’illuminazione ultima (Nirvana), dopo vite di reincarnazione in molteplici esseri, a seconda della condotta della vita precedente.

La parola “gin” si riferisce a colui che è distaccato da qualunque bene materiale e dunque da qualunque illusione. In sostanza, non hanno un Dio in cui credono, ma rispettano dei principi che esaltano la non – violenza e rigettano i mali quali cupidigia, abbandono ai piaceri sessuali, accumulo di ricchezze, intossicazione etc…

All’interno del tempio si possono scorgere diverse rappresentazioni di tali peccati o di storie narranti la vita di Adinath, a cui il tempio è dedicato.

Cinquanta anni ci son voluti per la realizzazione di questo progetto, frutto di una visione divina di Dharma Shah (un uomo d’affari giainista).

Il tempio è costruito in marmo bianco, tutto scolpito ad opera d’arte. Costituito da 1444 colonne, tutte diverse tra loro, e di navate più piccole e più grandi con volte ricche di fronde e con l’emblema dell’om.

Il complesso è in simbiosi perfetta con la natura, giocando tra spazi chiusi e aperti in un’unità indistinguibile.

Tutto attorno la foresta tace, el’eco lontana degli abitanti della natura agita una pace che riecheggia rumorosa nella meditazione di sé stessi.