Più di tutto Jaisalmer è il ricordo della sua gente.

Ora non è più Jaisalmer e la sua città fortezza, la sua storia. Ora è Raman e la sua famiglia al mercato, che condividono con noi la risata del momento mentre contrattiamo per un pezzetto di zenzero; è intrattenersi in piacevole conversazione sulle problematiche di questa città e del suo turismo; è condividere la bellezza di Banabag, il loro villaggio di appartenenza poco distante; è ricevere in dono ortaggi locali, anche dopo aver insistito perché non possiamo cucinarli, ed anche dopo aver loro portato in dono dei cioccolatini.

Ora Jaisalmer è il gruppo di giovani studenti del Rajasthan che è qui in vacanza in pausa studio, per sentirsi liberi, per sentirsi senza pensieri, per poter parlare (forse una delle rare volte in vita loro) con dei turisti stranieri come noi.

“L’ospite è sacro”. Forse una delle più belle sentenze mai sentite, ma anche dimostrate. Jaisalmer è anche sentirsi sacri, dunque. È sentirsi a casa. Ed ancora più sorprendentemente, essere ospiti a cena senza sospettarlo. È rendersi conto, più di prima, che i giovani sono il futuro e che il viaggio va cercato, ovunque, nell’animo della gente.