Per arrivare a Bagan prendiamo il bus notturno, che come sempre ci aiuta a risparmiare tempo e soldi. Acquistiamo il biglietto con un’agenzia che ci ha fatto una bellissima impressione, Mr. Shwe Ngar Travel Agency ( 15.000 kyat). 

Arriviamo a Bagan nel cuore della notte, intorno alle 4 del mattino. Completamente rimbambiti dal sonno, appena scesi, uno schieramento di tassisti è già lì a caccia di turisti, tutti più o meno con una stessa tariffa poco contrattabile. Ci portano a fare un giro di alberghi per trovare alloggio. Alla fine della somma, il migliore come rapporto qualità prezzo sembra essere Innwa Hotel.

Black out fino al mattino seguente, in cui riprendiamo lucidità e calore ( dopo la notte nel frigo-bus).

La camera è ben oltre le nostre aspettative, sistemata e pulita. La colazione è su di un bel terrazzo assolato, che ispira a rilassarsi. Infatti non so perché, ma tutti i clienti che alloggiano qui sembrano sorriderti ed aver voglia di socializzare, sarà la bellezza di Bagan?

Non hanno tutti i torti. Se ripenso a Bagan penso ad una cittadina semplice, ai tour sul IMG_E9205motorino elettrico per le stradine terrose, alla ricerca dei templi imboscati. E’ una specie di battaglia navale, per vedere almeno una piccolissima parte degli innumerevoli, sacri luoghi di quella che è romanticamente appellata come valle dei templi. Non resta che partire in avanscoperta, e fermarsi qua e là a dare un’ occhiata. Spesso ci sono lunghi corridoi, effigi di Budda consunte sulle pareti, e i consueti spazi dove i buddisti pregano. E alla fine del tempio-tour sei perfino felice di tornare a casa coi piedi neri che sembri aver marciato sul carbone.  Penso alle sfide contro la claustrofobia IMG_E9226.JPGdentro le striminzite scalette delle torri panoramiche da cui godersi il tramonto. Sono relitti di guerra, vecchie e rustiche.

Appena entri, un corridoio angusto di scale ti porta verso la cima, dopo un’altra strettoia e un ultimo passaggio che sembra emulare l’uscita da una botola sotterranea. Sei ripagato solo quando ti affacci sul terrazzino baciato dal sole e completamente accerchiato dagli stupa dei templi che sembrano fiorire al tramonto, affogati nella natura.

Ne abbiamo visitate un paio di queste torri d’avvistamento, la seconda è forse più conosciuta, tanto è vero che è più affollata. Il perimetro della cima è fatto di alcune scalette su cui arrampicarsi adagio per non scivolare, e soprattutto perchè sono più piccole del nostro piede, per cui tocca salirle in orizzontale. La luce calda del tramonto, la prospettiva che ti fa sentire padrone della bellezza nella sua integrità…sei saturo, di qualunque cosa si tratti, ne sei immerso.

E’ questo il bello di Bagan, che in un modo o nell’altro, è come il sole: brilla di luce propria. Per questo non ha bisogno di molto per farsi apprezzare, non lascia pretese.