Grande, come la sua bellezza e le piacevoli sorprese che ad ogni angolo può svelarti, Lisboa è ricca di storia, castelli, miradouri, musei, teatri, piazze e archi monumentali, tram che arrancano e discendono le diramate strade collinari. È un denso insieme di tutto ciò che patina la città di quel velo incantato che ti spinge ad amarla. Vorresti inghiottirla in pochi giorni, ma le cose da vedere sono così tante che bisognerebbe trasferirsi lì per un po’. IMG_3627

Ovvio che molti siti sono turistici, ma per quanto lo sia la Torre di Sao Jorge, è assolutamente da vedere. Maestosa e veterana di numerosi distruzioni nel corso dei secoli che l’hanno vista ritemprarsi reiteratamente per tornare ad essere più bella di prima.

Vittima delle invasioni dei Mori, delle crociate, del terribile terremoto del 1755, si pregna di quella storia del grande regno di Lisbona che in un periodo ha anche custodito nell’ archivio all’interno di una delle sue torri, archivio che ancor oggi ha conservato il nome di “Torre dell’Archivio”.

Visitarla al tramonto e goderselo dal terrazzo della fortezza, è impagabile. Tutto è pennellato di rosso, di caldo, prima che il sole cali dietro il sipario di quel paesaggio incantevole. E qua e là lungo il terrazzo statuari cannoni di quella fortezza, ultimo baluardo di difesa del Regno. _DSF2123.JPG

Bisogna stare attenti, però, perché a novembre, per esempio, l’orario di chiusura si restringe alle 6. Noi, difatti, siamo riusciti giusto in tempo, prima che chiudessero le varie vie d’accesso per la visita alle torri.

Poi c’è la torre di BelemIMG_3595, nell’omonimo sito poco distante dal centro, che tuttavia non abbiamo visitato all’interno perché la verità è che ci avevano confidato non ne valesse la pena. Ma si sa che è sempre soggettiva la cosa, ad ogni caso il costo del biglietto è di 6 euro…dunque, ad libitum. La torre fu costruita nei primi del VI sec. dal re Giovanni II, e pare sia il completamento di una triade difensiva di cui fanno parte la Fortezza di Cascais e la Fortezza di São Sebastião di Caparica sul lato sud del fiume Tago. Situata sulle acque di questo fiume che la circondano, su cui ci si specchia superba in tutta la sua longeva bellezza.

Nella zona di Belem c’è il famoso Pasteis de Belem (desde 1837), che è un’istituzione più che altro. Un locale, più che da gustareimg_8170.jpg da visitare, entrarci dentro scovando nel fondo vecchi utensili, un mausoleico battitore di cassa, stampe in bianco e nero di storici momenti della pasticceria, che sono lì appese come a testimoniare il perpetuarsi fedele di una tradizione. E ovviamente fatta tappa lì, come si può non gustare uno dei tipici dolcetti della zona, facendosi largo tra la folla di turisti incalliti.

E poi ci sono quei quesiti della serie: Possibile mai che il peccaminoso, delizioso dolcetto di crema sia creatura nata in un monastero?

Ebbene si, pare che vicino al monastero, nei primi dell’ Ottocento fosse nata una raffineria di zucchero, uno degli ingredienti chiave che i monaci sfruttarono per creare i loro sacri dolcetti, fin quando non scoppiò la rivoluzione liberale nel 1820. Quest’ultima vide l’esodo dei monaci che per sostentarsi continuarono a produrre i pasteis presso una pasticceria del luogo.

Eppure, nonostante siano così epidemicamente diffusi e venduti ovunque, pare che la ricetta segreta sia ancora custodita gelosamente.

IMG_E8176Meglio non andar via da Belem prima di vedere il famigerato monastero di San Jeronimo, in stile tardo gotico, che costituisce uno dei più preziosi monumenti dedicato dal re Manuel I al ritorno di Vasco de Gama dalle Indie.  E se piace l’arte moderna e contemporanea perché no, fermarsi al museo Coleçao Berardo, allestito da un miliardario che ha lasciato l’ingresso gratuito. Grandi artisti come Picasso, Warhol, Dubuffet, Pollock, Yves Klein, Mirò e Lichtenstein ad entrata libera, un’accoppiata da non farsi scappare.

Se poi, come noi, volete farvi riconoscere da buoni italiani, a metà strada verso le attrazioni di Belem affittate un tandem a quattro posti coi pedali e scorazzate IMG_3521sulla pista ciclabile lungo il mare per giungere alla Torre di Belem, facendovi pista tra i pedoni che invadono il percorso ciclabile e una serie di paletti affissi lungo la via.