Come nomadi che si spostano di luogo in luogo, lanciamo la nostra ancora ad Arequipa stavolta, dopo una lunga notte in bus. Lunga più che altro perché il sonno non è stato fluente durante tutta la traversata, ma più volte interrotto dalla curiosità, dalla corsa del bus o dalla solita luce che si sveglia sempre molto presto al mattino.

Con Arequipa si crea un feeling quasi immediato si potrebbe dire. Cittadella sistemata, organizzata, Arequipa è una bella sfumatura di colori, di vicoletti, di musei, chiese e cattedrali e da cornice le fa la seducente Plaza de Armas, col suo bel cortile imagee le arcate di negozietti e ristorantini dintorno. Senza parlare dei vulcani che hanno qui la loro sede, quello di “El misti” in particolare( uno dei più alti, c.ca 5822) che è il “boss” tra tutti.

Subito cerchiamo hostal su consiglio della nostra guida, e troviamo posto nella “Posada del Kuraka” dove veniamo accolti con assoluta ospitalità. Ha sopra il tetto un terrazzino con un bell’occhio sulla “ciudad”, e al piano terra una piccola cucina, un salottino con frigo e tv e la possibilità di fare un bucato. Un bel po’ di tempo lo impieghiamo per farci illuminare dall’affabile Umberto sulle possibilità di tour o altro da fare qui. Ascoltandolo cerchiamo di iniziare a costruirci un’idea mentale su come sia meglio organizzarci, e decidiamo di sfruttare il primo pomeriggio per tuffarci nella nostra prima esperienza col rafting (non avendo la più pallida idea di cosa si trattasse).

Il tempo di assaggiare almeno un po’ la città..ed anche due fettone di torta in un bar in Plaza de Armas. Dopo tanto peregrinare finalmente abbiamo trovato un posto dove fanno ottimi dolci, delle torte enormi, che sono una vera perversione per le amanti di doIMG_9033lci come me ( il loro cavallo di battaglia è questa crema molto simile al nostro caramello, il famoso “dulche de leche”).

Ritorniamo lesti in hostal e ci cambiamo per il rafting, il tempo che il furgoncino dell’agenzia venga a prenderci e prelevi per strada altri avventurieri e si va. Conosciamo una famigliola alquanto bizzarra e frizzantina, un socievole ragazzo di Berlino e giunti là ritrovo Vito a chiacchierare anche con uno degli istruttori di rafting, quello che poi ci ha guidati sul gommone. Ben strizzicati in una di quelle mute da sub con tanto di casco e giubbottino da salvataggio andiamo a farci trasportare dal rio e dalla sua corrente. image

La nostra guida è stata davvero in gamba, è riuscita a indirizzarci nei movimenti da fare e nei ritmi da tenere e come comportarci nei tratti più ripidi. Il percorso è stato piacevolissimo, anche perché alternava momenti in cui la corrente era più indomabile ad altri in cui il rio era pacifico. Dietro di noi seguivano gli altri gommoni più appesantiti, dov’erano anche gli avventurieri conosciuti prima.
Nell’ultimo tratto che ci separava ormai dalla riva, giusto per entrare ancora più in confidenza con quel fiume che ci aveva gentilmente spinto fin là, decidiamo di farcela a nuoto, senza pensare a quanto fosse fredda l’acqua. Ne è valsa veramente la pena, per tutto. Il personale di quest’agenzia si è dimostrato professionale e accogliente e alla fine ci hanno anche offerto acqua e biscotti.

Ritorniamo all’hostal bagnaticci e soddisfatti e indubbiamente con la voglia di replicare le emozioni avute.
Stanchi ci siamo ritagliati un po’ di tempo per una doccia calda, meritata direi. DIMG_9038i nuovo fuori per le vie arequipene abbiamo iniziato la nostra battaglia navale alla ricerca di un ristorantino per mettere qualcosa sotto i denti. Il prescelto, così ad istinto, è stato “Capriccio”. Sfogliato e risfogliato un menù piuttosto vasto, ma soprattutto vario, abbiamo ordinato un risotto e una vellutata di verdure di cui siamo rimasti contentissimi. Abbiamo mangiato così bene che ci siamo riproposti di tornare e il cameriere accomodante che sa svolgere il suo lavoro nel pubblico fa sempre la differenza. Torniamo in hostal per darci il tempo di ricaricarci per la visita a questa splendida culla vulcanica.