Appena svegli sistemiamo le valigie per essere pronti a cambiare ostello al ritorno dall’escursione alle Islas Ballestas. Ripieghiamo i panni lavati e messi ad asciugare sopra il tubo sul quale scorre la tenda della doccia. Tutto è pronto. Andiamo in agenzia e veniamo guidati al molo dove oltre la tassa di ingresso ( 15 S a persona) abbiamo dovuto sborsare altri 3 S a persona semplicemente per varcare il pontile dove poter imbarcarsi su questi lunghi barconi rossi. Importante non farsi ingannare dal sole alto nel cielo, ma portare sempre una maglia in più che il vento oceanico farà subito scendere le temperature.Infagottati nei giubotti di salvataggio sfiliamo per un bel pezzo di oceano prima di vedere le isole rocciose ricoperte di guano (l’escremento degli uccelli, per loro prezioso fertilizzante).
La guida accompagna il tragitto parlando ad un microfono, indicandoci l’effige di un grosso “candelabro” scolpita nella montagna dal popolo Paracas, considerati antenati dei Nazca. Grandi archi naturali ombreggiano su di noi durante la traversata. Una fitta schiera di uccelli si intrecciano sopra di noi e sulle baie leoni marini arenati in piccoli branchi, mentre altri più solitari preferiscono estraniarsi piazzandosi su scogli in mezzo
all’oceano. Io che li avevo già visti da vicino ero forse meno stupita di Vito, che fotografa divertito questi esseri un po’ goffi. Tornati a riva salutiamo i nostri amici dell’hospedaje dove abbiamo dormito ripromettendoci di tornare ad augurargli un buon anno nuovo.
Depositiamo le valigie al nuovo ostello e siamo già pronti per la visita alla riserva naturale. Su in pullman verso l’incanto di quest’area che è un vero e proprio deserto enorme che si estende fino in Bolivia e Cile, facendoti sentire un minuscolo puntino in mezzo al nulla.
La prima tappa è stata in un museo allestito dove si può avere un quadro generale della storia e della biodiversità del parco. La giovane guida si è dimostrata ancora una volta capace e preparata. Continuando a scivolare lungo un sentiero cavalcato di bionda sabbia tutt’intorno, abbiamo fatto tappa alle spiagge più belle e visto la famosa “Cathedral” (una forma rocciosa vicino la costa, che era un arco naturale, ma distrutta dal terremoto del 2007) .La vista è da spezzare il fiato, le onde schiaffeggiano la costa agitate dal vento e l’orizzonte si distende interminabile.
Ci fermiamo in un ristorantino sull’ultima spiaggia, la “Lagunilla”e la guida, con la scusa che ci avrebbero offerto un bicchiere di Pisco Sour, praticamente ci constringe a mangiare lì. Per fortuna almeno si mangia bene: una tortillas ( praticamente una grossa frittata) di verdure e gamberoni grigliati.
Il pullman ci attende per il ritorno e questa volta, rientrati a Paracas, ci lasciamo abbracciare dal relax e dalla pacifica brezza che si respira. La voglia di un caffè ci porta a sederci in un locale, Pisco Olè, servito da giovani ragazze che come in tutti gli altri locali devono fare da calamite per turisti. Inutile dire che Vito con la sua pronta comicità e il suo spagnolo condito di napoletano, riesce subito a guadagnare nuovi amici peruviani ai quali promettiamo di tornare per festeggiare il nuovo anno. Il caffè espresso non esiste ovviamente, ogni qual volta lo chiediate sappiate che vi appariranno beveroni di caffè all’americana. In compenso il loro “leche” l’ho trovato buonissimo (in particolare quello di colore più giallognolo che loro chiamano “leche evaporada”).
La sera il locale trabocca di persone, la musica anima le strade, la gente balla, e Vito col suo osmo segue le bimbe che si lasciano trasportare dal ritmo. La spiaggia è cosparsa di tende da campeggio e alcuni ragazzi accendono il fuoco. Al ristorante portano anche dei gadget
(cappellini, cravatte), per entrare ancora di più nello spirito. E si sente. Conto alla rovescia e un nuovo anno si apre davanti a noi, con tante aspettative, tanto da fare e ancora il Perù che ci aspetta, che prepotentemente ci riempie gli occhi..e il cuore. Sapendo di dover impostare la sveglia di buon ora all’indomani, dopo un ultima passeggiata tra la folla in festa, ci ritiriamo in stanza con l’impronta di una bella notte nel cuore.