Saltati giù dal letto alle 5:30 del mattino, il timore di non arrivare in tempo a prendere il pullman per Paracas ha reso meno dolci le poche ore di sonno a disposizione. Io ero così cotta che sono riuscita a far addormentare anche questa paura, ma Vito è riuscito a guadagnare si e no due ore di riposo. È importantissimo per chi viaggia insieme riuscire a creare una giusta simbiosi nel recuperare le forze. Magari poi c’è chi ha voglia di fare e chi vorrebbe ma è sopraffatto dalla stanchezza. È bene recuperare un po’ nei viaggi in pullman e se proprio non si riesce tornerà comunque positivo andare a letto presto la sera. Fortuna ha voluto che il tassista è stato ben più che puntuale e arrivati nello stazionamento dei pullman Cruz du Sur abbiamo avuto modo di capire che questa compagnia è probabilmente la migliore in circolazione. La salita a bordo richiedeva una sorta di check in come in aereo porto. Il bus era a due piani, confortevole e davvero organizzato ( ci hanno perfino servito la colazione!). Per arrivare a Paracas ci son volute più o meno 4 ore…ore in cui il sonno è stato ripudiato dalla curiosità troppo forte di contemplare i paesaggi desertici e quasi lunari che stavano scorrendo fuori dal finestrino. Siamo finiti in un posto assurdo. Giunti a Paracas abbiamo rincontrato due giovani ragazzi che avevamo avuto modo di conoscere durante l’inconvenevole delle valigie smarrite. Non sembravano molto soddisfatti della zona. In effetti è molto turistica, ma l’atmosfera che si respira è musicale, gioiosa e spontanea. Una cittadina tranquilla, con tramonti catartici, lunghe spiagge sabbiose ma costellate d’alghe (il che per noi che siamo abituati a spiagge differenti può risultare strano farsi il bagno), ed un caldo anche se umido piacevolmente rinfrescato dal vento, che a volte carezza ed altre è più tumultuoso, ma non ti fa sudare. Cerchiamo di farci strada tra gli accalappiatori di turisti (qui vivono praticamente così), tra cui il buon Alfredo (accalappiatore anch’egli, che deteneva un’agenzia in centro), capiamo subito che gli alberghi già traboccano di gente, essendo nei giorni dell’ano nuevo. La fortuna che non ci abbandona ci permette di trovare in un umile hospedaje una camera fatta di tre mura e un’ampia vetrata che affaccia quasi sul mare ( per soli 70 S, quasi un’impresa dato il picco dei prezzi a capodanno). Ci accampiamo qui ed usciamo subito in esplorazione, cercando il soccorso di un berretto che ci salvi dal sole e di un’ostello che abbia disponibilità anche per i due giorni a seguire. Dopo un peregrinare intorno Paracas bussando alle porte dei vari ostelli, pare che la soluzione più plausibile sia “El buen samaritano”. Spuntiamo il prezzo di 170 S a notte con bagno “compartido” in una camera veramente spartana, senza mattonelle, ma perfetto nido per la notte di capodanno. Sicuri di un alloggio, abbiamo quindi iniziato a cogliere informazioni per i tour da intraprendere nei giorni successivi . Siamo riusciti a fare un unico pacchetto in un agenzia vicina, dove una ragazza molto paziente e disponibile ci ha venduto i biglietti per le islas ballestas e la riserva naturale di Paracas, per le linee di nazca e per il bus che da nazca ci avrebbe portati ad Arequipa. Il problema è che ormai squattrinati, avevamo bisogno di un cambio. Scopriamo che a Paracas non esiste un ufficio di cambio, nè una banca, c’è un bancomat nei pressi di un hotel, ma in questi giorni di festa era costantemente svuotato. Gli unici posti dove è possibile cambiare, ma quasi solamente dollari, è il ristorante Juan Pablo (dove abbiamo pranzato male, aspettato tanto e pagato caro ) ed alcune agenzie, dove ad ogni modo il cambio è sfavorevole. Siamo dovuti andare a Pisco, il che ci ha permesso di provare per la prima volta l’ebrezza di un vero collectivo peruviano, un taxi sgangherato, che giusto abbozza la forma di una macchina e che lungo la via risucchia le persone per portarle a destinazione. Non ha fermate e non è privato ovviamente, ma frena di botto e mescola all’interno persone di ogni tipo. È un’emozione da provare, ma fate attenzione e tenete i piedi ben saldi a terra. Depositati davanti la banca nella Plaza de armas scopriamo che solo i cambisti per strada ci offrono l’opportunità di portare a termine il nostro obiettivo e ritorniamo a Paracas seduta stante per poter pagare la gentile signorina dei tours che ci attendeva oltre l’orario di chiusura. Prima di ritirarsi breve stop in un piccolo market per comprare dei crackers e due banane e assopirci nella calma di questo simpatico angoletto del Perù.
La regione di Ica: Paracas
