I treni in India, spesso e volentieri, sembrano treni merci. Ebbene si, invece, sono proprio per le persone.
In stazione è una vera impresa capirci qualcosa, tra innumerevoli numeri (perdonate la consonanza), piattaforme annunciate solo all’ultimo secondo, posti a sedere che sono praticamente una scommessa.
Anche se hai un posto assegnato nella sleeper class, facilmente trovi il “clandestino” di turno che dorme beato sul lettino che corrisponde al tuo numero.
Ma tutto ciò fa parte della fantasmagorica avventura in treno.
Stringere amicizie con ragazzi ammassati sui lettini del vagone. E tra il letto e il soffitto di quest’ultimo solo un angusto spazio, così che loro mangiano col collo ripiegato in un lato e con le mani intinte di salsa e riso.
Tra un vagone e l’altro l’eco crescente, in avvicinamento, dei venditori di té, gelati, ciambelle fritte, dolciumi e bibite. La mente lavora a tal punto con la fantasia da trasformare una loro parola hindi in “sasicc’ sasicc'”. Sarà la fame che fa brutti scherzi.
I mendicanti sono onnipresenti, un po’ come l’intenso odore che dai bagni si sparge endemicamente nel vagone.
C’è un memorabile, silente senso di condivisione che si accorpa nell’attesa paziente e sonnolenta, scandita dal rumore vibrante dei binari.