TIPS: per tour guidati nello slum contattate: Kibera tours

La seconda più grande baraccopoli dell’Africa, affrancata dal cuore pulsante di Mombasa, é un ossimoro scoppiettante nel silenzio.

È un morso di vita su una mela marcia, tra le viuzze fangose e le case impastate di terriccio come fossero di pan di zenzero. I bambini giocano attorno a castelli di immondizia, fatti di sogni da scartare. È tutto un matto paradosso, tanto che mentre il fumo brucia, nero come petrolio e si allontana come un aereo che va via, le speranze piovono e inondano la baraccopoli, candidamente, senza troppe pretese.

Angeli custodi si prodigano, affinché questa realtà possa, passo per passo, diventare da amara più dolce, granello per granello. Uno di questi angeli è Winnie, che fa da Cicerone a coloro che vogliano conoscere questa verità e magari contribuire a renderla più respirabile. Lei fa parte di Kibera tours, un gruppo di persone che rendono tutto questo un’esperienza vera, contribuendo per una piccola scuola all’interno del quartiere. Al fianco di Winnie, Elia, un uomo di forte e robusta corporatura, funge da bodyguard.

I pericoli sono ovviamente dettati dal tagliente, subdolo sussurrio della fame, che induce a rubare. Pare che qui ci sia una sorta di giustizia interna, che punisce i ladri come le streghe, con la terribile fine dell’essere bruciati vivi. Chi ruba qui dentro, e dunque, chi ruba a chi già non ha praticamente nulla, se non le tasche piene di sacrificio, non merita neanche di essere chiamato umano.  

Guide Viaggio Kenya

Nello slum un bagno comune utilizza gli escrementi per produrre gas. È un edificio cilindrico dove per accedere al bagno si versano 5 scellini per volta, 10 scellini invece per una doccia fredda e 20 per la calda. Tutto segue un lineare regolamento che muove le redini di questa comunità. Le case hanno un diverso affitto mensile a seconda del materiale con cui sono state costruite, da quelle in fango misto a escrementi di mucca solidificatisi, a quelle più convenzionalmente in mattoni.  

Lo slum è sempre più popolato. La gente, ormai, da qui non vuole andar via. Come dargli torto? Non è tanto il fatto che, aldilà di quelle pareti precarie nessuno pensa ci sia un paese dei balocchi. C’è solo tanta paura, incertezza, desolazione e i cuscini duri dei bordi delle strade. Le condizioni di vita ormai ancorate e diventate consuetudini inespugnabili, sono la loro casa. È più che facile chiamare un posto casa quando i tuoi affetti e le tue certezze sono saldate lì.