Haller Park: Costo del biglietto: 1400 scellini per persona.

Non distante dalla zona della costa, a circa 7 km da Jomo Kenyatta road, Haller Park, nella sua semplicità, è un primo gradevole assaggio di safari.

Fatevi portare lì con un tuk tuk per la modica cifra di 600 scellini, a meno che non riusciate a spuntarla per meno.

Una lunga via alberata, dove i raggi di sole si fanno spazio solo di rado tra le dentate foglie di alberi di palma, conduce alla reception del parco. Dei ragazzi ti spiegano il primo giro da fare da soli, prima di essere condotti da una guida all’esplorazione di giovani coccodrilli albini, ippopotami, antilopi e al serpentario.

Una tartaruga gigante, vecchia 150 anni, avanza flemmaticamente sulle sue muscolose zampone, trasportando con sé la sua ultra centenaria, coriacea corazza.

Le giraffe, più timidamente, se ne stanno dritte sui loro colli eleganti. Sembrano guardare fiere verso l’orizzonte, porgendo con indifferenza, le spalle a tutti coloro che insistentemente le sollecitano con suoni intradentali a prendere il mangime che gli stanno porgendo in massa.

Tornando verso la reception una giovane donna vi porterà verso il serpentario, con una breve tappa per vedere i Coccodrilli albini. Sembra che il loro sesso sia determinato dalla temperatura ambientale del momento di gestazione (oltre i 30 gradi i nuovi nascituri sono femmine, al di sotto sono maschi).

Il serpentario è popolato di cobra per la maggiore, pitoni giganti ed altre specie di serpenti più piccoli ma non meno pericolosi.

Grossi ippopotami sotto il sole trasudano dalle loro stazze generose.
Coccodrilli che sembrano in una sorta di paralisi meditativa, a fior d’acqua, lasciano scorgere solo i loro sguardi minatori.
Per attrarre persone, un addetto allo show fa penzolare le membra di un pollo su di una corda che sovrasta la vasca dei Coccodrilli, i quali saltano a turno per approvvigionarsi la cena, facendo valere la legge del più forte…o del più scaltro.
Sulla strada del ritorno piccoli chicchi cadono dagli alberi e ricoprono interamente il percorso lungo il bosco. Se li cogli da terra hanno l’aspetto di microscopici alveari.

Piccoli insetti dalle zampe lunghe nuotano nei laghetti mentre spuntano tra le larghe foglie fiori bellissimi che nascono
a mezz’acqua. Ed ogni sagoma verde intorno parla nel silenzio.

Jomo Kenyatta beach:

Da Haller Park costo tuk tuk: 100 scellini.

Poco distante da Haller Park, se vedi un migliaio di Gesù che magicamente camminano sull’acqua, quella è la spiaggia chilometrica di Jomo Kenyatta, dove per poter sprofondare le membra devi farne di strada.

La baia è così affollata e punteggiata di gente che il mare è un abito a pois color arcobaleno, ed il coacervo di anime che si spalma su tutta la riva e si muove qua e là, crea turbini di sabbia pallida che respiri insieme alla brezza prepotente che avanza al tramonto.
I tuoi stessi capelli soffiati dal vento ti schiaffeggiano il volto, come per salvarti da uno stato di totale abbandono.

Camminando, carponi, sulla sabbia a tratti fangosa, a tratti esalante miasmi di fogna a cielo aperto (tutto parte del gioco) arrivi a seguire come un segugio il ritmo accattivante proveniente da un bar con musica dal vivo.

Fermatevi qui a bere qualcosa di fresco e attenti a farvi acciuffare dagli intrattenitori del palco. Balli locali propongono movimenti di glutei fulminanti. Ma qui lo spirito è intinto di un generale senso di scioltezza, tant’è vero che, se ti giri intorno, il locale è per lo più frequentato da “bianchi” accompagnati da giovani donne di colore.

il commento non è della Gialappa’s ma è di Vito

Giovani ragazzi si sfidano a corse affondando sulla sabbia le loro gracili gambe, altri montano sui cammelli e un folto gruppo di bagnanti intraprende il suo peregrinare verso il largo mare dov’è difficile sprofondare, con infinite scorte di nere ciambelle gonfiabili, che da lontano vedi ciondolare sotto il braccio.

Fort Jesus

Costo entrata: 1200 scellini a persona (possibile pagare con carta di credito).

Il Forte non è molto grande, anche se cela dietro una storia tutta sua. Prima di poter varcare la soglia d’ingresso qualche guida tenterà di condurvi con o senza la vostra approvazione. Dunque se pensate di non averne necessità, gentilmente spiegatele che volete far da soli. Lo scheletro di una fortezza installata qui dai portoghesi come base militare, non ha avuto storia facile.

All’interno l’area è divisa in più parti. La struttura più grande é quella dove vengono conservati i fucili. Antistante la stessa, giacciono le rovine di vecchie cappelle, una cisterna e un pozzo, ad esclusivo uso di abluzione perché di acqua salata. Sulla stessa riga di tali rovine, le ossa del dorso di una giovane balena giacciono sotto un pezzo di mura del forte, ritrovate nel 1992 su di una riva di spiaggia vicino Mombasa. L’intera fortezza è, a giusta ragione, costellata di vecchi cannoni di bronzea ruggine e sull’altro versante, tra i tre punti di interesse su cui soffermarsi, c’è la sala di Mazrui: sedetevi all’interno della modesta saletta a pianta rettangolare, dove lunghe panche con cuscini vi inviteranno a sedervi a discutere con i fantasmi delle allora influenti personalità, come un tempo ivi si faceva, degli affari di interesse pubblico e, laddove servisse, fermatevi a pregare.

Adiacente alla sala delle riunioni una piccola struttura racchiude la collezione dei muri portoghesi risalenti al XVII secolo, espiantati e qui conservati, di pitture in carbone nero e rosso ossidato, di soldati o marinai sconosciuti. I protagonisti prediletti sono barche ma anche qualche animale e strane figure umane. Se fuoriesci dalla seconda porta ti ritrovi vicino ad una delle porte di manifattura omanita, (di cui una famosa a Zanzibar) solitamente amanti dei motivi floreali. Da ogni affaccio puoi vedere il mare o sederti sotto l’ombra di un’albero, sorvegliati dal costante gracchiare dei corvi.  

Hotel Africa:

Prezzo: 500 scellini a persona (visita e un po’ di storia).  

Usciti dalla visita a Fort Jesus, appena imboccate la strada del vecchio porto, quasi impercettibile se non aprite bene gli occhi, giace il più vecchio albergo di Mombasa, risalente al 1901 ed ormai non più in attività. Nel momento in cui siamo passati stavano facendo lavori di ristrutturazione.  

La visita, che non è poi una vera e propria visita, vale la pena solo per l’erudizione e la buona oratoria del Cicerone islamico posto a guardiano all’ingresso. Se gli date adito spazierà nella storia, nella religione, e nella politica impelagandosi nei più disparati discorsi con euforica passione. Nell’atrio visibilmente cadente, sono esposte le immagini di alcune influenti figure politiche e un po’ di storia del colonialismo/protettorato.