Per alcuni è evasione, per altri confronto, per altri ancora scoperta, esplorazione, avventura. Viaggiare…oltre i confini di se stessi. Percepire diversamente. Sentire. Palpare. Conoscere. Dissetarsi. Rinascere. Capire una volta per tutte cos’è la diversità, quello che noi superbamente appelliamo come “diverso”.

Semplicemente ciò che non ha costumi, tradizioni, modi di fare, forme simili alle nostre. Ma che può aiutarci a crescere, a guardare con occhi…diversi. Per me il viaggio è esattamente tutto ciò… e forse anche qualcosa in più. Ma non posso dirlo. E’ per questo che fremo all’idea di questo viaggio. Io e il mio ragazzo siamo in piena progettazione. O meglio siamo all’ ABC…quella fase in cui il treno mentale inizia a viaggiare sui binari di mezzo mondo in cerca di destinazione. Indonesia…Malesia…Filippine…India…Africa…Perù… Perù…ah però!

Perché no….li abbiamo sfogliati tutti sulla lonely planet, silenziosamente acquattati su uno sgabellino nella Feltrinelli. Sulle ginocchia una coperta di libri, guide di ognuna delle mete pensate o semplicemente dettate dall’ispirazione. Nella stanza accanto un vociare confuso di persone rimbalzava dintorno, una riunione culturale su chissà quale tematica. Ma in quel momento il vociare era già un’onda che si infrangeva sulla cordigliera delle Ande, era un allegro peruviano che schiamazzava alla bancarella per vendere i suoi antichucos, erano misteriosi fruscii in mezzo alle fronde nella foresta Amazzonica.

Insomma come spesso accade, ad ogni frenetico e avventuriero viaggiatore, la fantasia viaggia sempre prima di te. Si scolla dal corpo e ti abbandona per lunghi istanti, ma porta con sé anche la mente. E qualcosa in quel preciso istante, accerchiati da idee, vocii, cataste di libri, fantasie che sguazzano via… qualcosa aveva già detto “Perù”!